L'Istituto Luce lascia il posto a Cinecittà-Luce .
7/07/2009 11:47:00 PM Posted In Attualità Edit This 0 Comments »
E' sparito lo scorso 11 maggio uno dei marchi più prestigiosi del cinema italiano: L'Istituto Luce. E' confluito nell'Ente Cinecittà.
Il profilo dell'aquila su fondo blu, che ha accompagnato l'audiovisivo italiano dal 1924, si è dissolto in un nuovo marchio, quello di Cinecittà-Luce. Casa di produzine e distribuzione di documentari e film, l'Istituto Luce ha rappresentato un deposito prezioso della memoria italiana, in possesso di un monumentale archivio che raccoglie le immagini della realtà italiana dal fascismo ad oggi.
Oltre a documenti storici come la visita di Hitler a Roma, Il Duce guerriero, costruttore di edifici e bonificatore della paludi pontine, statista e arringatore delle folle, ci sono anche dettagli più curiosi e privati. Come Rachele Mussolini intenta a curare verdure a Villa Torlonia o a nutrire tacchini e maiali nella fattoria in Romagna.
Il Luce nasce come ente educativo ( da qui il nome Luce: L'Unione Cinematografica Educativa), ma diventa ben presto cinegiornale del regime. Al di là della retorica e della voce stentorea degli speaker, rimane una testimonianza impressionante di quegli anni. “Il cinema è l'arma più forte per arrivare al popolo” dichiarava Mussolini, organizzando studi cinematografici e stabilimenti di sviluppo. Si diffidava della stampa, scarsamente raggiungibile da una massa di analfabeti che raggiungevano il 60 per cento della popolazione.
“I cinegioranli” ricorda Sovena, già presidente del Luce e ora amministratore delegato di Cinecittà-Luce “parlavano a tutti della lotta alle zanzare, della riforma tranviaria, delle bonifiche”. Un messaggio che arrivava diretto con un supporto visivo. Il Luce rappresentava insomma il telegiornale di allora. I film di apologia del fascismo erano, in realtà, pochi : “Camicie nere”, “Un pilota ritorna”, “Sentinelle di bronzo”. Gli altri erano legati all'evasione dalla vita quotidiana o proponevano temi religiosi, ma l'eredità più grande proviene, soprattutto, dai documentari. Se ne occupavano quelli che poi sarebbero diventati grandi registi: Bertolucci, Antonioni, Olmi. Nel dopoguerra il Luce s'impegna nel cinema d'autore, producendo i lavori di Cavani, Antonioni, Visconti e Pasolini.
“Felice e orgoglioso" del lavoro fatto Gaetano Blandini, direttore generale Cinema del ministero dei Beni culturali, ed amministratore unico di Cinecittà Holding, che si dice "certo che ne deriverà un'azione essenziale per la valorizzazione del cinema italiano". Membri del Consiglio di Amministrazione sono Nicola Porro, vicedirettore de Il Giornale, Roberto Cadonati, psicologo e Massimo Biasiotti Mogliazza, avvocato esperto in riorganizzazione aziendale. "Cinecittà Luce - sottolinea il neo presidente Cicutto - deve diventare, più ancora che nel passato, uno strumento non solo al servizio di questa industria, ma soprattutto un centro di proposta, razionalizzazione e sviluppo di tutte quelle idee che mettano il cinema italiano in tutti i suoi comparti, al passo con i tempi e all'altezza dell'importanza culturale e industriale che riveste". Con l'atto di fusione "si realizza un obiettivo storico", fa notare ancora Sovena, assicurando che "una grande attenzione sarà dedicata all'ampliamento dell'Archivio Storico che, anche attraverso nuove acquisizioni e nuove alleanze, deve consolidarsi definitivamente nella sua funzione di memoria diffusa e attiva dell'Italia nel XX secolo". Programmi, obiettivi e strategie della nuova Cinecittà Luce verranno presentati nel corso di una conferenza stampa che sarà indetta nel mese di luglio.
Rosaria Petrella
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