Giancarlo Siani: la scelta di essere un "giornalista giornalista"

4/17/2009 12:02:00 PM Posted In Edit This 1 Comment »
A tutti quelli che vivono in Campania o nelle cosiddette zone "a rischio", dove dilaga la criminalità organizzata (in qualunque modo vogliate chiamarla mafia, camorra, 'ndrangheta), a tutti coloro che dal giorno in cui sono nati non hanno ancora capito perchè i commercianti devono pagare il pizzo, perchè c'è gente che non riesce ad arrivare alla fine del mese e altri che chissà per quale strano motivo vivono in ville stile Scarface senza pagare un centesimo di tasse, perchè chi ha il coraggio di denunciare, di dire la verità fa una brutta fine o è costretto a vivere con una scorta 24 ore su 24, perchè nelle sparatorie vengono coinvolti anche povere vittime innocenti, a tutte le persone che credono che se la criminalità organizzata sia riuscita a sopravvivere finora vuol dire che alle alte sfere del potere ( i cosiddetti pezzi da 90, come direbbe Don Vito Corleone) gli fa più che comodo...bene a tutte queste persone consiglio vivamente di andare a vedere "Fort Apasc", il film di Marco Risi, figlio del celebre regista Dino e molto conosciuto qui in Campania per aver diretto "Maradona: la mano de Dios". Il titolo fa riferimento al film "Il massacro di Fort Apache", palese allusione alla vicenda del generale Custer a Little BigHorn. In un articolo del protagonista, infatti, Torre Annunziata viene paragonata a questo luogo. La storia è quella di Giancarlo Siani, giovane giornalista della testata partenopea "Il Mattino" (per la precisione corrispondente da Torre Annunziata) che decide di fare il "giornalista giornalista". Eh già perchè il suo caporedattore Sasà l'aveva avvisato: "a Napoli possono campare solo i giornalisti impiegati (quelli che si piegano al volere degli altri), non i giornalisti giornalisti (quelli che raccontano la verità, quelli che fanno gli scoop)". Il giovane 26enne non si era lasciato intimorire, ma era andato dritto per la sua strada. Così da semplice cronista di nera (furti, rapine) e da stanco narratore delle lotte proletarie e delle manifestazioni sindacali, era passato a condurre un'inchiesta sulla malavita a Torre Annunziata. Torre Annunziata è un paese abbastanza grande in provincia di Napoli. Affaccia sul mare. Era (e forse è ancora) il cuore pulsante della camorra partenopea. Siani ha cominciato a seguire le attività di Valentino Gionta (boss di Torre), della grande Famiglia Alfieri, dei Nuvoletta di Marano (legati ai Corleonesi), scoprendo un groviglio di corruzione e un giro di affari sporchi che coinvolgeva lo stesso sindaco di Torre e anche alcuni assessori e magistrati, i quali, invece di compiere il loro dovere preferivano osservare passivamente e prendersi le mazzette. Siani è stato ucciso per questo: perchè aveva capito, perchè aveva avuto la forza di parlare, di svolgere delle vere indagini. Era il 1985 (i veri assassini verranno ritrovati solo 12 anni dopo) e Siani aveva 26 anni. Anche lui aveva un ragazza. Anche lui ci rimaneva male se non riusciva a trovare i biglietti per il concerto di Vasco Rossi. Anche lui voleva avere i soldi per farsi una vacanza su una di quelle isole che si vedono solo in pubblicità. Era un ragazzo come tutti noi. No forse no. Lui possedeva qualcosa in più, quella stessa cosa che apparteneva anche a Falcone, a Borsellino e che oggi distingue Roberto Saviano: il coraggio di sacrificare la propria vita per far trionfare la giustizia e per difendere la propria terra.
Rosaria Petrella

1 commenti:

maddy ha detto...

Ciao rosaria m ha colpito molto il tuo post su Giancarlo Siani....sono una ragazza d napoli e conosco bene "l'aria" ke qui si respira.Ho visto il film sul "giornalista giornalista" Siani e m ha commosso molto.Come hai detto tu nel post lui era un ragazzo come tutti noi,ma come pochi ha preferito la morte all'omertà....C vorrebbero più Siani x far si ke qualcosa possa cambiare....