Uomini di qua, donne di là. In mezzo, un muro

6/16/2009 02:43:00 PM Posted In Edit This 0 Comments »



Gente matta i triestini, fora de testa come si dice da quelle parti. Uomini e donne divisi da un muro. Soprattutto orgogliosi e fieri di esserlo: gli unici in Europa. Assolutamente contrari a rompere questa tradizione. Molti turisti non ci credono e vanno a controllare: come è possibile che possa esistere ancora una separazione tra sessi così netta e nessuno protesti? Chi non vive qui non può capirlo: quel muro è una vera e propria istituzione cittadina.
Il 7 maggio il quotidiano “Il Giornale” ha pubblicato un articolo di Fausto Biloslavo intitolato “Sessi divisi in spiaggia. Talebani? No, triestini” (http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=349617&PRINT=S). Per piacere, non scherziamo. Il paragone è assolutamente fuori luogo. Politica e religione non c’entrano assolutamente nulla, si tratta solo di attaccamento alla tradizione. A fine anni ’80 venne anche fatto un referendum per decidere il destino del muro: i triestini all’unanimità decisero di mantenerlo.


Le ragioni di questo attaccamento sono principalmente due:
tutto quello che rimanda all'Austria e alla dominazione asburgica è vissuto con orgoglio e nostalgia dalla maggior parte della città (non è difficile trovare in giro vecchietti che predicano quanto bene si stesse sotto l'Austria nonostante di tempo ne sia passato)
sia uomini che donne hanno i loro buoni motivi per apprezzare la divisione: i primi possono prendere il sole e giocare a carte senza il sottofondo costante delle chiacchiere delle signore mentre quest'ultime possono abbronzarsi in piena libertà senza gli sguardi indiscreti degli ometti e senza preoccuparsi troppo di difetti fisici e dell'età che avanza


Al «Pedocin» la divisione fra uomini e donne avviene fin dall'ingresso: uomini a destra, donne e bambini a sinistra. Assolutamente singolare è il fatto che dopo aver pagato il biglietto bisogna obliterarlo nelle stesse macchinette se si trovano sugli autobus.
Spogliatoi divisi, docce e spiagge separate. Il muro di separazione alto 3 metri continua anche per un tratto di mare per poi venir sostituito da delle boe meno rigorose. È particolare vedere le famiglie e le coppie dividersi all’ingresso e poi magari sorprenderli a chiacchierare e salutarsi in mare ognuno dalla propria parte sancita dalla corda divisoria.
Solitamente la parte femminile è quella definita familiare con le donne e i maschi fino ai 12 anni (una volta potevano entrare fino al metro d’altezza), quella maschile è invece una sorta di area franca “dei omini che vol esser lassadi in pase almeno al bagno” (degli uomini che vogliono essere lasciati in pace almeno al bagno) come predica la maggior parte di loro.


Lo stabilimento “Bagno Lanterna” nacque a fine Ottocento lungo il molo di Santa Teresa, divenuto poi molo Fratelli Bandiera. L’inaugurazione sembra sia avvenuta nel 1903 anche se precedentemente esisteva già uno stabilimento balneare, il “Bagno Fortuna”. Costruito in legno, venne da subito diviso in due da una palizzata centrale (cementificata tre anni più tardi). Essa venne eretta per proteggere quella che attualmente viene chiamata privacy e per evitare atti contrari alla decenza. Questo rigore nella divisione e nella difesa della propria parte c’è tutt’oggi: guai se un bagnante di sesso maschile fa irruzione nel settore “rosa”o prova a dare una sbirciata! Inevitabilmente verrà ricoperto da una valanga di insulti…Stesso discorso vale anche dall’altra parte. La parola d'ordine è massima libertà, ognuno dalla propria parte però.
Il nome del bagno deriva dalla lanterna collocata sul molo nel 1832 come faro marittimo. Era il bagno più popolare di Trieste, lo frequentavano le famiglie cittadine meno ricche (è rimasto gratuito fino al 1984). C’era così tanta gente che alcuni storici ritengono che la denominazione triestina del bagno, “Pedocin”, derivi dalla miriade di persone che lo affollavano. In dialetto sono infatti definite pedoci le cozze: c’era tanta gente quante cozze attaccate agli scogli. In realtà il nome dovrebbe derivare dal fatto che i borghesi dicevano che lì andavano a “spidocchiarsi” i militari e il popolo (pidocchio in triestino si dice pedocio, quindi il nome del bagno significa anche “piccolo pidocchio”). In realtà il primo nome popolare del bagno fu “Ciodin” (piccolo chiodo) derivante dal fatto che la gente si portava da casa i chiodi per appendere gli abiti.
Lo stabilimento presenta anche un altro vantaggio non trascurabile: è in pieno centro città, sulle rive, facilmente raggiungibile e vicino a tutti i principali uffici e sedi lavorative. Al suo esterno c’è inoltre un ampio parcheggio. Esso è diventato a pagamento alcuni anni fa; la gente ha protestato ma purtroppo non ha portato a niente. Vista la sua locazione il bagno è facilmente raggiungibile anche con gli autobus 8 e 9, due delle linee principali che collegano i quartieri più abitati al centro città. I più assidui frequentatori sono i pensionati che effettuano una vera e propria corsa al posto migliore e per aggiudicarsi una delle poche sedie gratuite disponibili già alle prime luci dell’alba (il bagno apre alle 6). Comunque sono clienti fissi dello stabilimento anche i lavoratori in pausa pranzo, le commesse e le studentesse. Per non parlare poi delle mamme o delle nonne con i nipotini piccoli che possono giocare con i sassi sulla spiaggia o dormire all’ombra nel corridoio adibito ad appendere gli abiti e spogliarsi. Insomma, un posto adatto e amato da tutti. I triestini che non ci sono mai stati sono delle vere rarità.


L’amore e l’attaccamento anche dei più giovani per questo posto sono testimoniati dalla presenza di ben 4 gruppi in facebook, il social network più in voga al momento. All’interno di queste pagine si possono leggere le testimonianze dei fedeli frequentatori, alcune alquanto bizzarre. Tra queste spicca sicuro il messaggio lasciato da Max Rocco nel gruppo “Fan del pedocin”. Egli ricorda di un giorno in cui un uomo si è spogliato in spiaggia fino a che non si è levato anche la protesi del braccio lasciandolo completamente di stucco. Sempre Max scrive poi di quando erano andati al mare lì anche Carmen Russo e Enzo Paolo Turchi, riunitisi poi nel baracchino all’esterno a mangiare panini con l’ombolo. Claudia Vascotto invece informa gli altri fan di aver creato un myspace sul pedocin (www.myspace.com\pedocin.lanterna). Gli altri gruppi si chiamano invece “Amanti del pedocin!”, “Amici del pedocin” e “Pedocin beach Trieste”.

Ecco i link dei gruppi presenti in Facebook:
“Fan del pedocin”: http://www.facebook.com/home.php?ref=home#/group.php?sid=c0dc497191c7f84211ecd4b50879f3be&gid=31615907710&ref=search
“Amanti del pedocin!”: http://www.facebook.com/home.php?ref=home#/group.php?sid=c0dc497191c7f84211ecd4b50879f3be&gid=52545904937&ref=search
“Pedocin beach Trieste”: http://www.facebook.com/home.php?ref=home#/group.php?sid=c0dc497191c7f84211ecd4b50879f3be&gid=174898645503&ref=search
“Amici del pedocin...”: http://www.facebook.com/group.php?sid=c0dc497191c7f84211ecd4b50879f3be&gid=90970270177&ref=search


Il bagno è anche al centro di due commedie dialettali: “Il muro” (scritta da Gianfranco Gabrielli e messa in scena una decina di anni fa dalla compagnia “I Grembani”) e “Le Sariandole” (nata da un’idea di Rosanna Raguseo, è stata scritta dal giornalista scrittore Roberto Curci. La commedia in dialetto triestino narra di quattro donne che si ritrovano al riparo del muro per chiacchierare e spettegolare sulle altre frequentatrici del bagno, delle ragazze più giovani, ma soprattutto dei maschi, relegati dall’altra parte o rimasti a casa a lamentarsi).


Insomma, il muro è inviolabile, profondamente radicato nel cuore dei triestini. È lì da più di un secolo e lo resterà ancora per molto. Sfidare l’ira dei cittadini e proporre di abbatterlo non è consigliabile… Quindi avanti con il muro e non provate a toccarlo!!!


Informazioni utili:
Indirizzo: Molo Fratelli Bandiera 3
Telefono: 040 305922
Orari: da giugno ad agosto tutti i giorni dalle 6 alle 20
settembre tutti i giorni dalle 7 alle 19
da novembre a febbraio da lunedì a sabato dalle 9 alle 15
ottobre, marzo, aprile e maggio da lunedì al sabato dalle 10 alle 17
Costi: ingresso singolo giornaliero 80 centesimi
abbonamento mensile 15 euro
abbonamento stagionale 50 euro

Scritto da Ilaria Colautti